Storia delle tappe in Garfagnana
La Garfagnana e la Via del Volto Santo sul tracciato della Francigena
di Andrea Giannasi
In Garfagnana per tutto il Medioevo furono molte le “celle” e gli “ospedaletti” che davano assistenza, conforto e ospitalità ai tanti viandanti e pellegrini. Nei pressi dei guadi del fiume, sui valichi, furono erette torri con stanze che accoglievano i viaggiatori spesso paganti il pedaggio per usufruire di guide e per diritti di passaggio.
Scendendo dall’alta Garfagnana San Michele, con il suo ponte rappresentava un passaggio obbligato permettendo di superare il fiume dell'Acqua Bianca. L’antichissimo ponte di pietra, ad un solo arco, fu costruito dai Nobili Spinetta feudatarii di quel castello. San Michele fin dal 700 apparteneva alla Mensa Vescovile di Lucca e fu poi feudo dei Conti omonimi destituiti solo nel 1300 con l’arrivo del Castracani. Dagli archivi risultano documenti dell’ampliamento del borgo nell’833.
Sulla strada incontriamo anche San Donnino dedicato ad uno dei santi protettori dei pellegrini e dei viandanti.
Lasciando la zona di Sala e Piazza al Serchio troviamo, proprio al centro delle valle, la magnifica Sambuca, sperone di roccia sul quale rimangono i resti di una antica rocca e la chiesa di San Pantaleone, eretta e riconosciuta con bolla papale da Alessandro III il 23 dicembre 1168. In questo luogo sorgeva fino ad un tremendo terremoto un monastero di suore, testimonianza diretta di luogo di sosta.
Poco sotto fin dall’antichità esisteva un grande ponte a tre arcate che superava il Serchio usando un altro sperone nell’alveo del fiume. Si tratta del paese di Pontecosi già citato in un documento dell'Archivio Arcivescovile di Lucca con data del 29 aprile 954. Oggi su quello sperone si erge la chiesa, ma tutto intorno era fortificato con una rocca. Pontecosi era legato al feudo di San Michele
La chiesa è dedicata a S. Magno; ma anticamente aveva il titolo di Santa Felicita. Di fatti nella Bolla di Alessandro III si nomina la chiesa di Santa Felicita de Pontignosi; e nel 1285 si dava dispensa a Don Jacopo da Reggio di poter ottenere la chiesa di Santa Felicita di Pontecosi.
Oltre su quello che oggi è un lago troviamo, alla confluenza tra il Serchio e il Corfino, il ponte a gobba e la chiesetta della Madonna.
Sulla sponda opposta troviamo Camporgiano che ha una chiesa dedicata a San Jacopo (derivazione di san Giacomo) e che in antichità aveva un oratorio detto Spedale unito a quello di San Pellegrino.
Due santi legati al mondo del pellegrinaggio di Santiago e dei palmieri diretti a Gerusalemme e i romei.
Un passo ancora ed ecco Castelnuovo di Garfagnana.
Sicuramente il nucleo più antico di Castelnuovo deve le sue origini alla presenza di un guado o di un piccole ponte. E poco oltre una “cella”, ovvero una struttura a torre dove trovar riparo e conforto. E così sul colle di San Nicolao posto accanto all’attuale ospedale ancora oggi si può ammirare la torre che fu dei Barotti; e Cellabarotti fu almeno fino al 1000 un traghetto sul Serchio o un piccolo ponticello a gobba d’asino. I viandanti dunque passavano da questo punto obbligato che nel 923 era diventato una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, molto conosciuta nella valle. Poi nel 1045 la struttura andò in rovina e solo nel XII secolo la ritroviamo restaurata e dedicata a San Nicola e Giusto e due secoli dopo rimane solo San Nicolao.
In centro invece si trovava fin dal 1454 per volere di Andrea di Antonio Lunardo Porta il Monastero delle Suore Minori Osservanti di S. Francesco, sotto il titolo di S. Bernardino. In esso è molto probabile (secondo le cronache di quei tempi) che si fossero trasferite le monache dell'antico convento edificato dai Conti di Bacciano presso Sambuca, dopo che questi era andato distrutto. Dunque un grande monastero, che divenne poi seminario, distrutto durante l’ultima guerra.
Il capoluogo fu inoltre a partire dal 1300 dotato di ponti a gobba (quello del Castracani sul Serchio) e quello della madonna sulla Turrite che univa la Garfagnana con la costa di Monteperpoli.
Lasciata Castelnuovo salendo si giunge a Cascio che ha nel passato medievale ricoperto un ruolo di cerniera lungo la lunga valle della Garfagnana.
Nelle cronache antiche infatti leggiamo quanti monasteri vi abbiano avuto sede testimoniando come Cascio fosse fin dall’alto Medioevo luogo di passaggio e sosta dei pellegrini. “Il castello esisteva nel 968, quando la Contessa Willa, madre di Ugo, donava alle Monache di S. Ponziano di Lucca alcune terre ed olivi in Cassio in montibus, colla conferma del patronato della chiesa de’ SS. Stefano e Lorenzo, la quale anche nei secoli posteriori dipendeva da quel Monastero, e veniva indicata nei registri della Diocesi di Lucca come locus Dominarum de Cascio. Dalle Monache passò nei PP. Olivetani succeduti alle Suore, i quali permutarono nel 1615 la chiesa di Cascio in quella di S. Pietro a Nocchi presso Camaiore. Nel secolo XIII questa Terra avea un monastero di Suore Agostiniane. Sappiamo di fatti che nel 1227 il Vescovo di Lucca Opizzone confermava la scelta della Prioria del Convento di S. Anna di Cascio in Garfagnana; e univa nell’anno stesso la chiesa di S. Michele di Brancoli alla casa delle Suore del Monastero o Romitorio di S. Anna di Cascio”.
Scendendo a valle si giunge a Gallicano del quale si hanno tracce su documenti del 771.
Qui si hanno notizie certe della presenza di uno “spedale” che dava conforto ai pellegrini. Dal Raffaelli ci giunge questa nota a riguardo: “Fino dall'anno 1492 esisteva in Gallicano uno Spedale sotto il titolo di S. Antonio, il quale aveva obbligo di spedire alla capitale gli esposti di quel paese. Per Decreto Vescovile del 4 dicembre 1521 fu unito in perpetuo allo Spedale della Misericordia di Lucca, come risulta anche dai libri della Comunità. In conseguenza di ciò il Rettore del medesimo, Giovanni Bernardini, nel 1528 incaricava la Comunità di Gallicano di nominare uno Spedaliere a suo beneplacito, che sarebbe da lui approvato; ma il Consiglio Comunale, per deferenza al medesimo, deliberò di lasciargli tale elezione, protestando che avrebbe gradito quell'individuo che a lui fosse piaciuto di scegliere. In seguito, e precisamente nel 1544, furono eletti due Deputati per albergare in detto Ospedale i pellegrini, ed i poveri che venissero di fuori per una sola notte; e fu vietato di occuparlo agli abitanti di Gallicano”. In realtà a Gallicano esistevano nel medioevo anche l’Ospedale di San Concordio di Colle Asinaio, quello di Gobbiate e quello di Grillano (tutti purtroppo oggi andati distrutti).
Prima di scendere passando da Barga è doveroso risalire verso gli oltre 1400 metri lungo la strada che porta in Emilia. Quassù incontriamo il grande ‘spedale di San Pellegrino. Posto sull’asse viario Emilia-Toscana, il santuario fu eretto alla metà del 600 quando vi morì il santo omonimo.
L'Abate Domenico Barsocchini lucchese ricostruì la vita del santo: “Pellegrino nacque (secondo narrano certe antiche cronache) nel Regno di Scozia circa l'anno di Cristo 600; si portò a Gerusalemme a visitare il Santo Sepolcro e gli altri luoghi santi della Palestina; venne poscia in Italia (alcuni soggiungono, sbarcando in Ancona) a visitare la chiesa di S. Michele Arcangelo, già eretta a piè del Monte Gargano, indi le chiese di Roma, da dove finalmente partì verso le Alpi di Castiglione di Lucca (nominate in antico, secondo alcuni storici e geografi, le montagne di Leto, di Balista e di Anido) per ivi passare il rimanente della sua vita; e dopo aver vissuto diversi anni in quelle boscaglie, vi morì verso la fine del secolo VII”.
Successivamente vi morì anche il compagno San Bianco e fu eretta una piccola chiesa e uno Spedale per i viandanti. Da quel momento i luogo fu venerato e conosciuto in tutta Italia. Divenne, come citano le cronache, luogo forzato di passaggio e di incontro.
L’imperatore Federico Barbarossa nel 1168 donò a quel santuario 4 miglia di terreno intorno alla chiesa, dopo che un suo nipote per nome Adriano vi aveva recuperato completamente la salute. Questa donazione fu poi confermata da Federigo II l'anno 1239.
Ma ritorniamo al nostro tracciato verso Lucca.
Già dopo aver scollinato a Monteperpoli e essere scesi a Cascio e poi Gallicano, siamo rimasti incantati di fronte al panorama che offre la splendida visione di Barga.
Borgo tra i più belli d’Italia la città si erge intorno ad un Duomo in travertino bianco che domina l’intera valle. Già presente nel 1000 la chiesa al suo interno conserva architetture, come il pulpito marmoreo, di grande valore artistico. E proprio accanto al Duomo si trova il palazzo pretorio, testimonianza del potere e della presenza di una cittadella fortificata medievale. L’affaccio del sagrato permette al pellegrino di disegnare le Panie della Alpi Apuane e scorgere il Monte Forato, eccezione che una volta l’anno offre a Barga due tramonti nella stessa giornata.
Lasciamo Barga e ci incamminiamo verso Loppia con la sua chiesa romanica e il ponte a gobba d’asino verso Filecchio.
Oltre ecco apparire Ghivizzano con il suo castello voluto dalla famiglia Castracani. Ghivizzano deve le sue origini forse direttamente ai romani; infatti il suo nome deriva dal latino ‘Clavis’ cioè ‘chiave’ per la posizione strategica in cui si trovava. Quindi: Clavis Clavidianu, Glavezzano e poi Ghivizzano. Le prime tracce scritte di questo importantissimo borgo risalgono al 983 quando il Vescovo di Lucca Teudogrimo la dette in affitto alla famiglia longobarda dei Rolandinghi.
Ma Lucca è sempre pià vicina e il passo si affretta. E corriamo anche perché ci aspetta il Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano.
Il famoso Ponte della Maddalena detto anche del “Diavolo” fu costruito nell’XI secolo dalla Contessa Matilde (1046-1115) e reso famoso dalla sua leggenda e dall’imponente struttura. Il ponte esistente forse in legno già in epoca romana rappresentava e ha rappresentato uno dei pochi punti di passaggio del fiume Serchio dando al Borgo di Mozzano una importanza strategica rilevante. Fu Castruccio Castracani (1281-1328) che lo terminò nella sua forma attuale (salvo il passaggio della fine del 1800 per la ferrovia). Borgo a Mozzano è una cittadina che ha custodito monasteri e ‘spedali e una delle più antiche Misericordie della valle.
Lasciato anche il ponte a gobba ecco Diecimo, poi Ponte a Moriano e infine Lucca.
Prima però di entrare da Porta Santa Maria nella città un altro dato che dimostra come la Garfagnana sia tangibilmente stata terra di pellegrini e romei. Questo aspetto lo si può desumere dall’uso delle dediche delle chiese e degli oratori della valle. Sono molti i santi dei pellegrini identificati in San Giacomo, San Pellegrino, San Cristoforo, San Donnino, San Michele, ma soprattutto San Rocco, protettore dei contagiati, dei viandanti e dei pellegrini.
E anche alcuni paesi hanno tratto il nome proprio da questi santi: San Michele, San Donnino.